Roberto Bombarda - attività politica e istituzionale | ||||||||||||||||||||||||||||
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Giudicarie, 12 gennaio 2006 Mentre nelle case dei rendeneri stanno arrivando le lettere di convocazione dell'assemblea di popolo da cui, secondo gli organizzatori, dovrebbe uscire il comitato pro referendum per la Comunità di valle, la commissione provinciale competente ha approvato con due giorni di anticipo il disegno di legge 104 sulla riforma istituzionale, che approderà in aula a breve. È l'occasione per fare una chiacchierata con Roberto Bombarda, consigliere Verde in Provincia, unico membro giudicariese della commissione. Quali gli aspetti pregnanti della legge? La pianificazione su tutto? «Non solo, perché è una riforma della Provincia. Tanti la confondono con una riforma dei Comuni, ma non è così. Anzi, riconosce la sovranità dei Comuni, con la Provincia che si alleggerisce, dopo l'ingigantimento degli ultimi decenni, trasferendo competenze ai Comuni, i quali (a causa della frequente piccola dimensione) le eserciteranno in forma indiretta tramite la Comunità di valle. Kessler aveva immaginato trent'anni fa un decentramento che non è mai stato attuato attraverso i Comprensori; questa riforma vuole rimediare». Il disegno di legge prevede l'unità delle Giudicarie: quali i motivi per cui conviene? «Intanto, occorre premettere che la legge consente a una valle di scegliere in maniera diversa. Ciò significa che con una manifestazione unanime dei Consigli comunali e con motivazioni concrete la Rendena, o un'altra delle tre valli, può decidere di andare da sola. È un grande atto di democrazia che le comunità locali possano scegliere un percorso diverso da quello indicato dalla legge. Io sono convinto che le Giudicarie debbano rimanere unite per identità territoriale: c'è una secolare storia comune che non si può tradire chiudendosi ognuno nella propria valle. Le Giudicarie sono unite da alcuni motivi: il polo ospedaliero; le scuole superiori e professionali; comuni obiettivi di uscita dalla marginalità (viabilità, mobilità, reti energetiche). Sono tutte questioni che denotano la necessità di una unitarietà, anche per essere più forti nei confronti di Trento. Dopodiché se un gruppo di Comuni vuole affrontare un percorso insieme ci sono molti strumenti a disposizione: l'unione dei Comuni, per esempio». A un primo esame appare chiaro che l'elezione della nuova assemblea avrà un carattere politico, prima che territoriale. «In queste cose si deve sempre trovare un punto di mediazione. Personalmente resto dell'avviso che l'elezione diretta sarebbe la strada migliore, perché ci sarebbe una partecipazione popolare, al posto della delega ai Consigli comunali. Così facendo, oltretutto, potrebbero emergere persone non ingabbiabili in discorsi di tipo politico. Così com'è formulata, i partiti più organizzati a livello territoriale partono con un vantaggio non indifferente». Certo, oggi se i Comuni grossi si alleano, rischiano di far rimanere fuori dall'assemblea qualche piccolo Comune, a parte il sindaco che è membro di diritto. «Non vedo il problema, perché in realtà si tratterà di spostare piccoli numeri. Sono convinto che con la Comunità di valle nascerà una classe di nuovi amministratori: di persone portate a pensare in termini di valle, e non di campanile». Sempre che accanto ai trasferimenti di competenze esistano anche trasferimenti economici... «È prevista l'intesa fra Provincia e comunità locali, per dare autonomia effettiva alle Comunità, perché si dimostra anche a livello nazionale, se non c'è il federalismo fiscale avremo una riforma a metà». |
ROBERTO
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